DCA: una testimonianza

27.05.2022

Per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema dei disturbi del comportamento alimentare, il 15 marzo 2012 è stata istituita la Giornata del Fiocchetto Lilla.
Nella sola Italia i disturbi del comportamento alimentare riguardano almeno 3 milioni di persone, soprattutto adolescenti. Secondo i dati raccolti dal Centro per i disturbi del comportamento alimentare dell'Ospedale San Raffaele di Milano, sono soprattutto le ragazze tra i 15 e i 25 anni a soffrire di forme spesso combinate di anoressia e bulimia, mentre il binge eating disorder (BED, cioè disturbo da alimentazione incontrollata) risulta più diffuso tra i 35 e i 50 anni, tanto nei maschi quanto nelle femmine.

L'informazione su cosa siano i disturbi alimentari è abbastanza esaustiva per poter comprendere a livello generale cosa siano, ma quale sia il percorso di guarigione e quali gli ostacoli da superare sono una parte ancora troppo oscura su cui bisogna fare luce. Personalmente, ho sofferto come tanti altri ragazzi e ragazze di un disturbo alimentare per anni, e ritengo che il modo migliore per combattere queste malattie (sì, si tratta di malattie vere e proprie, psichiche e fisiche) sia raccontare. Perciò racconto una parte di me, una parte che, fino in fondo, conoscono davvero in pochi.

Sta arrivando l'estate: le giornate si allungano, le temperature si alzano, i corpi iniziano a scoprirsi e tutti sembrano presi da una psicosi generale per l'arrivo della tanto agognata "prova costume". Si cerca allora una dieta veloce, la più efficace, si tolgono i macronutrienti, si fa il digiuno intermittente, o si digiuna totalmente per poter avere un fisico da modella, il tanto idealizzato 90-60-90. Il problema di queste "diete" è che non sono equilibrate né tarate da uno specialista sulle caratteristiche individuali. Si incorre così nel famoso effetto fisarmonica: i chili persi si recuperano in fretta, spesso anche con gli interessi. E questo nel migliore dei casi. Infatti si può anche entrare in una spirale molto pericolosa, nella quale si vede il cibo come un nemico e i numeri sulla bilancia come la quantificazione della bellezza.

Sono stata ricoverata in un posto fatto di lunghi corridoi, letti in successione e sbarre alle finestre, come una prigione. Lì dentro ho visto la morte, ma anche la lotta per la vita, la paura della morte, come pure il terrore della vita. Ho visto occhi scavare crateri sul viso e capelli cadere a ciocche. Ho visto mura di silenzi, e abissi di grida; ossa sporgenti o sotterrate da strati di grasso, il desiderio di scomparire per non essere visti dal mondo e il desiderio di ricoprirsi di grasso per avere una corazza con cui potersi difendere. Ho visto briciole pesare un quintale. Ho visto l'autodistruzione dietro l'illusione del controllo e bilance pesare come sentimenti. Insomma ho visto di tutto, ma la cosa che mi ha colpita di più è stata la fame - fame di tutto: cibo, vita, amore.

Quindi vorrei dire a tutti coloro che soffrono di un DCA, oppure che hanno un'amica o un amico che ne soffre, di ricordarsi che siamo affetti da una patologia, e non "broken people"; che stiamo combattendo o abbiamo combattuto. Noi non siamo la nostra malattia ma esseri umani affetti da una malattia.

Il percorso è lungo e difficile, questo non lo posso negare, ma - uscita da quel tunnel - posso assicurarvi che la vita dall'altra parte è meravigliosa.


Scritto da una ragazza che ne è uscita e vuole provare a dare forza e speranza.

Dedicato a chi sta cercando sé stesso, a chi non si è ancora trovato, a chi si è trovato e non si piace, a chi si piace ma non piace agli altri.


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